Devo dire la verità, quando Matteo Morandini, co-fondatore di Fitnessway, mi ha proposto di scrivere un articolo sulla mia professione, mi è sembrato un po’ banale e di poco appiglio su giovani corsisti che visitano il sito della scuola di formazione con la quale collaboro da quasi tre anni.
Se però penso alla mia esperienza sul campo, c’è sempre una domanda che lo studente attento mi rivolge. Magari non in prima giornata, a volte non pubblicamente perché viene reputata una richiesta più personale che possa toccare una sfera di privacy non sempre accettabile da condividere, ma prima o dopo arriva ed è proprio la seguente “perché hai deciso di fare questo lavoro?”.
Chi è Laura Puccini?
Racconterò brevemente la mia esperienza e mi auguro che possa essere utile a tutti i ragazzi che per vocazione, per curiosità o per “caso”, hanno deciso (di leggere questo articolo) di apprendere qualcosa dall’esperienza di un’altra persona che da anni trova lo stimolo, la motivazione e la passione nel “fare” ciò che ha scelto di fare come professione. Quella persona sono io….
Avrei voluto laurearmi in medicina, da sempre sono affascinata dallo splendore del funzionamento del corpo umano e da tutte quelle discipline che ne comportano il suo studio ed ho sempre pensato che “Mens sana in corpore sano” fosse il motto che meglio rappresenta il mio modo di vivere. Sono stata una sportiva, del tipo multidisciplinare, mi piaceva ballare ed ho praticato danza per anni, ma giocavo anche a tennis, correvo, nuotavo e non perdevo mai l’occasione per imparare qualche base di sport in cui non ero proprio un talento, ma la sola possibilità di muovermi mi faceva stare bene.
La mia famiglia non avrebbe mai potuto mantenermi in studi così lunghi come quelli per diventare medico e, nonostante in quel periodo ci fosse un temutissimo test d’ingresso con posti disponibili molto ridotti per accedere all’Istituto Superiore di Educazione Fisica, decisi di iscrivermi per far coesistere le mie due grandi passioni: la medicina intesa come studio del corpo umano e l’attività motoria.
Durante gli studi, ho avuto la possibilità d’inserirmi nel mondo del lavoro perché diciamo la verità, la nostra professione agevola nell’iniziare una sorta di tirocinio anche durante gli studi e semplicemente facendo assistenza a insegnanti qualificati, s’imparano tantissime cose preziose. L’esperienza e lo studio sono capisaldi imprescindibili per il lavoro di Personal Trainer.
Il termine della formazione e l’inizio del lavoro
Ho terminato l’ISEF e conseguito diplomi aggiuntivi di tantissime specialità perché all’epoca la preparazione sul campo non era molto approfondita, esistevano solo due o tre scuole di formazione post universitarie per imparare il lavoro pratico nelle palestre private.
Sono seguiti anni in cui ho lavorato in Scuole di Ginnastica Ritmica e Artistica seguendo i bambini e altri nei quali facevo orari assurdi in grandi centri sportivi, massacrandomi di ore in sala fitness, corsi musicali, corsi posturali e ogni sorta di novità che fosse proposta sul mercato dopo l’immancabile tappa al Festival del Fitness di Rimini… erano gli anni ’90…
Laura Puccini e l’inizio dell’amore per il Pilates
Nel 2000 ho deciso di dare una svolta alla mia professione perché non mi piaceva più l’idea di fare tante cose, di occuparmi su troppi fronti e forse di non approfondirne davvero nemmeno uno. Ho iniziato studiando da autodidatta il “Pilates”: disciplina della quale avevo sentito parlare fin dai tempi in cui da ragazzina, la pratica della danza era la mia unica passione. Ho frequentato una scuola poca conosciuta ed ho iniziato a praticare il Matwork prima su me stessa e poi inserendolo nelle mie lezioni, senza nemmeno dare una definizione alla disciplina ma utilizzandola come una ginnastica a corpo libero con particolare attenzione ai principi base. Ho cominciato ad apprezzare il lavoro one-to-one e le straordinarie potenzialità del metodo del Pilates.
Abitavo già a Milano dove all’epoca il monopolio del settore Pilates era prevalentemente di un’unica scuola. Qualche anno dopo decisi di fare una certificazione completa. Mi presentai per un colloquio ma la titolare, fondatrice del brand in Italia, mi rifiutò perché non ero stata una ballerina professionista, non avevo mai calcato il palcoscenico (se non per i saggi di fine anno) e forse semplicemente perché non ero entrata nelle sue corde…
Quel pomeriggio, mi sentii davvero frustrata e affranta e mi pareva di aver vissuto una forte ingiustizia ma come dice il proverbio “Si chiude una porta, si apre un portone” , quello fu l’inizio della mia svolta.
Poco tempo dopo approdò in Italia una scuola poco conosciuta, essendo tra le prime iscritte alle formazioni, ho avuto la possibilità di essere anche una delle prime certificate in Italia con quel metodo. La scuola era molto costosa, ho fatto moltissimi sacrifici per terminare la certificazione ma più praticavo, più mi rendevo conto dell’importanza di dover costantemente studiare, aggiornarmi e approfondire le infinite casistiche di persone che frequentando le mie lezioni, non sono mai un protocollo unico, da applicare ad occhi chiusi, sono un insieme di atteggiamenti posturali e psicologici, sono una verità di deficit dovuti a compensi, sono un universo di cose da sapere che non saprò mai e d’informazioni da considerare e tantissimo da imparare .
Ma Laura Puccini… perché insegni Pilates?
Non posso rispondere in quattro parole, non sono capace di concentrare tutto quello che il mondo dell’attività motoria e in questo caso postulare sia in grado di darmi. Se solo considero come una persona cammina o sta ferma ad aspettare il tram, ricevo delle informazioni di carattere motorio ma anche psicologico. Sarete d’accordo se dico che è difficile camminare dritti e a testa alta quando si è tristi e mortificati per qualcosa. Il bello è che se partiamo dal “sistemare” la postura poi anche l’umore migliora e le abitudini e come per osmosi le persone stanno davvero meglio….
Il mio lavoro si occupa di benessere. Dovrei conoscere molte più cose per poter aiutare davvero tante persone e passare al meglio questo messaggio anche durante i corsi di formazione fitness. Quello che so per certo è che non s’impara facendo un percorso di un weekend e mettendo il manuale del corso in un cassetto. E’ un lavoro fatto di sacrificio, sicuramente come gli altri ma proprio perché si è difronte a persone che non sono un protocollo definito, non è accettabile approcciarsi con presunzione ma essere umili, cercare di approfondire, leggere, informarsi e certificarsi in modo completo nella disciplina prescelta. Siamo invasi da informazioni e video sul web che insegnano tutto e il contrario di tutto, non fidatevi di qualsiasi cosa passi da internet. Chiedersi sempre a cosa può servire un esercizio, perché lo propongo, su quali muscoli lavora e se è adatto alla classe o al cliente a cui lo propongo, dovrebbero essere le domande di de fault quando si decide d’insegnare Pilates. Il mio ridondante consiglio è di non fermarsi al primo step se reputi importante la differenza tra l’insegnante comune e il professionista. Il mio è il lavoro più bello del mondo.